Mercoledì delle Ceneri 2025 alla Christiana Fraternitas
- Christiana Fraternitas
- 5 mar
- Tempo di lettura: 7 min
"...se vogliamo che questa quaresima abbia un senso e produca i suoi effetti santi e non sia una delle finzioni della vita di molti, dobbiamo deciderci con serietà e lealtà una volta per tutte in favore del cambiamento: rimettere veramente Dio al centro della vita, riconoscere il nostro peccato, avere il coraggio di cambiare le nostre abitudini. Questo è l’esodo che abbiamo dinanzi a noi e solo attraversando questo esodo e questo deserto potremo giungere, liberi, alla Terra promessa che Dio ha preparato anche per noi". Queste sono le parole con cui si è chiusa l'omelia dell'Abate Perrella per la Celebrazione Capitolare Ecumenica della Parola per l'inaugurazione del "Tempo del Deserto" (Quaresima).

Mercoledì 5 marzo 2025 alle ore 19.30, presso la Cappella "Santi Benedetto e Scolastica" della Christiana Fraternitas si è inaugurato il Tempo del Deserto ai più conosciuto come la Quaresima. Alla Celebrazione Capitolare Ecumenica della Parola, moderata dal nostro Abate Antonio, non è mancata la liturgia stazionaria e il segno delle Ceneri.
Qui sotto il testo integrale dell'omelia del nostro
Reverendissimo Padre Abate dom Antonio Perrella
in occasione della Celebrazione Capitolare Ecumenica della Parola
per l'inaugurazione del "Tempo del Deserto" 2025

Pietà di me, o Dio, nel tuo amore;
nella tua grande misericordia
cancella la mia iniquità.
Lavami tutto dalla mia colpa,
dal mio peccato rendimi puro. (Sal 50)
Carissimi fratelli e sorelle, Cari amici ed amiche,
queste parole del Salmo responsoriale, il Salmo penitenziale per eccellenza, il numero 50, ci offrono il tenore spirituale della celebrazione del mercoledì delle ceneri che è come la chiave di violino, che offre il tenore musicale a tutto lo spartito di questo meraviglioso tempo di grazia che è la quaresima.
In questa particolare stagione dell’umanità e della sua storia, questa celebrazione delle ceneri ci giunge come un segno della grazia di Dio che ci provoca ad un cambiamento…
Sì! Un cambiamento! O si cambia o – è proprio il caso di dirlo – si muore!
Pietà di me, o Dio!
Il primo cambiamento di cui l’umanità ha bisogno è proprio il cambiamento del suo rapporto con Dio. Dio è scomparso dalla vita delle persone e delle società. Dio è il grande assente dal pensiero sul quale costruiamo le nostre esistenze e le nostre strutture. Dio non esiste più nella vita dei singoli, Dio non esiste più nei rapporti interpersonali, Dio non esiste più nei rapporti tra gli stati, Dio non esiste più nella cultura e nel pensiero diffuso, Dio -se ci pensiamo bene- talvolta non esiste più nella vita e nelle dinamiche delle chiese.
Abbiamo salutato la fine del Medioevo, ritenuto un periodo oscuro perché teocentrico, ed abbiamo esultato per l’avvento dell’umanesimo: finalmente l’uomo sarà il centro del mondo e non più Dio!
Eppure cosa è avvenuto, quando abbiamo permesso che Dio non stesse più al centro?
L’uomo si è smarrito. Affannosamente alla ricerca di mezzi attraverso cui vivere, ha perso i motivi per cui vivere. Così egli si sente spaesato e sperduto in un mondo che sempre di più appare senza senso. Schiavo delle sue voglie, non è più padrone della sua esistenza, ma è dominato dalle sue pulsioni e dalle sue passioni, anziché dominarle.
Tolto Dio dal centro, le relazioni si sono deturpate in un continuo scontro, nel quale la dignità altrui è calpestata ed offesa. Basti guardare a come vengono trattati i più deboli: poiché non hanno la forza di imporsi, sono schiacciati e scartati.
Senza Dio, la cultura non solo non ha fatto passi avanti, ma è persino regredita. La tecnica ha preso il sopravvento sull’etica. Ci siamo illusi che la capacità di fare qualcosa, la rendesse automaticamente etica; e così abbiamo iniziato a smembrare la natura, a vivisezionare gli animali e manipolare la genetica, a costruire la bomba atomica, a devastare la storia e la ricchezza di popoli e paesi, di terre e paesaggi. Una cultura senza Dio ha prodotto una landa desolata e distrutta in cui l’uomo sempre di più sente il suo destino come fragile.
Eliminato Dio dai rapporti tra gli stati, accade che uno stato possa invaderne un altro restando impunito. Interviene un terzo stato – spacciandosi sfacciatamente come mediatore di pace – e vuole sottrarre all’aggredito le terre da cui trarre le risorse. Uno gli toglie i territori ricchi di gas, un altro gli toglie le terre ricche di minerali, altri ancora pretendono la restituzione in denaro degli aiuti militari offerti. La cosa aberrante è che tutti questi sciacalli dichiarano di muoversi in favore della pace.
Ecco cosa accade quando si toglie Dio dal centro della vita delle persone e dal centro della storia. La lezione è sotto i nostri occhi ma ancora sembriamo non volerla imparare…
2. Cancella la mia iniquità.
Il secondo cambiamento, a cui la quaresima e ci invita e nel quale ci accompagna, è riconoscere il peccato, il nostro peccato, il peccato di ciascuno di noi. Perduto il senso di Dio, si smarrisce anche il senso del peccato. Sembra quasi che oggi nulla più sia peccato. Sembra quasi che le persone abbiano perso la coscienza capace di riconoscere il proprio peccato o quando lo fanno lo banalizzano senza curare il danno che provoca all’anima e all’esistenza. Le persone oggi dividono le azioni tra utili, fruttuose e inutili e infruttuose. Al massimo, se qualcuno vuole porsi una domanda più profonda sul significato delle azioni, le distingue tra opportune e inopportune. Chi poi pensa di avere un senso etico della vita, perché si barcamena nei meandri della legge, fa il professore degli altri distinguendo tra azioni lecite e illecite. Nessuno più – forse anche nei contesti ecclesiali- parla di azione morale e azione immorale, di azione buona e santa e di peccato.
I pensieri cattivi sugli altri vengono definiti valutazioni, anziché giudizi.
La ricerca spasmodica del proprio interesse viene chiamata ricerca del profitto, anziché accumulo.
La chiusura nei propri personali interessi ed orizzonti viene detta costruzione della propria vita, anziché egoismo.
Il gettarsi in relazioni fugace senza prospettiva di futuro è chiamata necessità di sperimentare, anziché promiscuità.
No, cari fratelli e sorelle, non tutto è uguale, non tutto è lecito, non tutto è buono, non tutto è morale! Sulla qualità morale delle azioni degli uomini non esistono libere opinioni personali, esiste solo un giudizio – che è di Dio e di nessun altro – e che noi possiamo conoscere soltanto vivendo quotidianamente alla luce della sua Parola, perseverando nella preghiera personale e comunitaria, riconoscendo e mortificando le nostre cattive condotte, ricercando costantemente il sommo bene e sacrificando ogni cosa che impedisce di percorrere la via santificazione. Fuori da tutto ciò ogni condotta è minata dalla tentazione, deturpata dal peccato, ponendoci inesorabilmente lontani da Dio e quindi contro i nostri fratelli…
La quaresima è il tempo in cui ognuno riconosca la propria iniquità, ognuno chiami per nome i propri peccati, ognuno metta alla luce del sole, senza cercare facili assoluzioni e imbellettamenti, la propria miseria umana, l’aridità del propria vita spirituale.
Solo quando avremo il coraggio di chiamare le cose con il loro nome, solo quando troveremo la libertà interiore di riconoscere le nostre iniquità, solo allora il Signore potrà spezzare le catene dei nostri cuori e donarci finalmete la sua redenzione. Solo allora celebreremo veramente la Pasqua con azzimi di verità.
Lavami tutto dalla mia colpa,
dal mio peccato rendimi puro.
Il terzo ed ultimo cambiamento, a cui la quaresima ci conduce, è il cambiamento della vita, un cambiamento radicale, profondo e concreto.
Siamo chiamati a convertirci, cioè a dare una impronta diversa al nostro modo di pensare e, di conseguenza, di agire.
Quante volte nelle verifiche personali o comunitarie siamo messi dinanzi ai nostri limiti, ai nostri errori. Veniamo aiutati a vederli e riconoscerli, forse persino li ammettiamo. Poi, però, tutto ritorna come prima.
Qualcuno ammette di pregare poco, però poi non fa nulla di concreto per individuare quale sia il tempo della giornata migliore per stare alla presenza di Dio. Qualche altro ammette di essere irascibile, però poi non fa nulla di concreto per controllare le proprie reazioni. A uno viene mostrata la sua incapacità di impegnarsi seriamente in qualcosa, di portare a termine un impegno assunto o un compito affidato, magari promette mari e monti e poi, alla fine, mai nulla cambia.
Preferiamo una quaresima che sfiora la nostra vita ad un cammino invece di conversione che ci sconquassa l’anima e ci costringe a cambiare qualcosa delle nostre abitudini.
Convertire le abitudini: ecco un buon cammino per questa quaresima.
Le abitudini sembrano normali, innocenti. Con quanta facilità diciamo: è una mia abitudine, sono abituato a fare così, è il mio stile. Ma ci domandiamo mai se quelle abitudini, così apparentemente innocenti e normali, sono forse un vizio o una virtù?
Un noto filosofo e psicologo – William James, nel suo Principi di psicologia del 1890 – ha scritto:
Tutta la nostra vita, per quanto abbia una forma definita, non è altro che una massa di abitudini – pratiche, emozionali e intellettuali – sistematicamente organizzate per la nostra economia e utilità. Se paragoniamo un uomo che si lascia dominare dalle cattive abitudini a uno che riesce a dominarle e a sviluppare in sé abitudini migliori, la differenza tra i due è enorme. Il primo diventa schiavo di schemi ripetitivi che ne limitano la crescita; il secondo, invece, è in grado di modellare il proprio carattere e dirigere il proprio destino.
Le abitudini sono tutt’altro che innocenti ed innocue. Occorre che noi scendiamo nel profondo di noi stessi per saper vedere, con occhi puri e liberi, quali siano le nostre buone o cattive abitudini.
Altrimenti, ci ritroveremo in quella situazione così ben descritta dallo scrittore inglese Samuel Johnson: «Le catene dell’abitudine sono troppo leggere per essere avvertite finché non diventano troppo pesanti per essere spezzate».
Cari fratelli e sorelle, cari amici ed amiche, se vogliamo che questa quaresima abbia un senso e produca i suoi effetti santi e non sia una delle finzioni della vita di molti, dobbiamo deciderci con serietà e lealtà una volta per tutte in favore del cambiamento: rimettere veramente Dio al centro della vita, riconoscere il nostro peccato, avere il coraggio di cambiare le nostre abitudini.
Questo è l’esodo che abbiamo dinanzi a noi e solo attraversando questo esodo e questo deserto potremo giungere, liberi, alla Terra promessa che Dio ha preparato anche per noi. Amen.
dom Antonio Perrella
Abate della Christiana Fraternitas
Qui sotto il video della Celebrazione






















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