Triduo per VI Anniversario di Fondazione della Christiana Fraternitas e VI di Professioni religiose
- Christiana Fraternitas
- 24 gen 2023
- Tempo di lettura: 16 min
Aggiornamento: 26 gen 2023
"l’unità si realizza attraverso l’uomo non nonostante l’uomo. A cosa servirebbe trovare concordanze dogmatiche al prezzo di discrepanze umane? A chi gioverebbe trovare accordi teologici, creando rigetti e scarti antropologici?". Queste alcune parole tratte dell'omelia pronunciata dal Reverendissimo Abate dom Antonio Perrella il 22 gennaio 2023 nella Celebrazione Capitolare Ecumenica dei Primi Vespri per la Solennità del VI anniversario di Fondazione della Christiana Fraternitas.

I giorno
Sabato 21 gennaio 2023 alle ore 19.30, presso la Cappella "Santi Benedetto e Scolastica" in Lido Azzurro - Taranto, si è aperto il triduo per la Solennità del VI Anniversario della Fondazione della Christiana Fraternitas con la Celebrazione Capitolare Ecumenica della Parola e la Commemorazione della Cena del Signore.
Qui sotto qualche scatto dell'apertura del triduo
Qui sotto il video integrale della Celebrazione Capitolare Ecumenica della Parola
II giorno
Domenica 22 gennaio 2023 alle ore 18.30 si sono celebrati i Primi Vespri per la Solennità. Riportiamo qui sotti il video integrale del vespro. Per la circostanza la Parola proclamata è stata tratta dal Libro della Genesi, il racconto della creazione. L'Abate Antonio ha sviluppato l'omelia leggendo i sei anni di storia della creazione della Christiana Fraternitas alla luce dei sei giorni della creazione del mondo. Lui stesso, infatti, ha affermato: "Sono convinto che ogni opera del Signore porti in sé il racconto, la memoria della intera creazione".
Testo integrale dell' omelia del Reverendissimo Abate
dom Antonio Perrella
per il VI Anniversario di Fondazione
e VI di Professione religiosa dei cofondatori
Testi di riferimento: Gen 1
«Le grazie del Signore non sono finite, non sono esaurite le sue misericordie» (Lam 3,22).
Cari fratelli e sorelle, amici ed amiche,
queste parole della Scrittura Santa, che tra poco saranno proclamate come antifona al Magnificat, risuonano nel mio cuore, al pensiero di questa Celebrazione dei primi vespri della solennità per il VI anniversario di fondazione della nostra Comunità e VI anniversario della professione religiosa di ciascuna monaca e monaco che la compone.
Quanta bontà di Dio abbiamo ricevuto, sperimentato e vissuto in questi sei anni! Ma le sue misericordie non sono finite!
Vorrei tanto che, questa sera, il dolce fiume della gratitudine penetrasse nei nostri cuori e ci portasse a cantare, all’unisono, il nostro inno di ringraziamento al Signore che si è degnato di fissare il suo sguardo su di noi (cf Mc 10,21), di chiamarci (cf Mc 3, 13), di chinarsi su di noi (cf Sal 39, 2) e di eleggerci al dono di una peculiare consacrazione e dedizione di tutta la nostra vita a Lui! Sentiamo la bellezza e la gioia di essere stati scelti; ed in questo vespro eleviamo il canto della nostra lieta riconoscenza!
Nell’inno della lode del Signore lasciamoci guidare dal racconto della creazione, che è stato proclamato. Sono convinto che ogni opera del Signore porti in sé il racconto, la memoria della intera creazione. Per questo motivo ho voluto che venisse proclamata questa sera la Parola in cui si raccontano i sei giorni della creazione. Vorrei leggere alla luce dei sei giorni della creazione i nostri primi sei anni di cammino compiuto insieme sotto la volontà creatrice di Dio. È Lui infatti l’autore della Christiana Fraternitas; è Lui, il Dio che ci ha chiamati – senza alcun merito e per nessun privilegio - a seguirlo nello specifico carisma e spiritualità della Christiana Fraternitas.
«La terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l’abisso e lo Spirito di Dio aleggiava sulle acque».
Così, Signore, eravamo noi, quando abbiamo sentito che il tuo Spirito aleggiava sui nostri cuori e sulle nostre menti e ci ispirava qualcosa che non comprendevamo del tutto: pregare, lavorare, studiare e impegnarsi per Te e per l’unità di quanti credono in Te. Ci sentivamo – perché nasconderlo? - una massa informe, un desiderio senza lineamenti, una realtà senza contorni.
Dio disse: «Sia la luce!». E la luce fu. Dio vide che la luce era cosa buona […] primo giorno.
Poi il tuo Spirito illuminò il desiderio e decidemmo, attraverso un discernimento pregato e ragionato, di fondare un’associazione, una realtà strutturata i cui membri si riconoscessero in vincoli tra di loro e nei vincoli di un impegno condiviso. E prendemmo un nome: Christiana Fraternitas; e quel nome per noi fu la luce: il nome di Cristo infatti non può essere causa di divisione, il discepolato del Signore non può separare, ma deve unire quanti si gloriano del Suo Nome.
Dio fece il firmamento e separò le acque, che sono sotto il firmamento, dalle acque, che son sopra il firmamento. E così avvenne. Dio chiamò il firmamento cielo. E fu sera e fu mattina: secondo giorno.
Venne il giorno nel quale qualcuno ci chiese di affiliarci e affiliandoci ci hai chiesto di più di quanto avevamo già corrisposto. E questo segnò, in qualche modo e contro le nostre aspettative, un firmamento, cioè una linea separatoria tra noi ed i nostri compagni di viaggio e tutti gli altri. Noi, che eravamo nati per tutti e per tutti volevamo rimanere, ci siamo trovati dinanzi alla scelta se rimanere per tutti o diventare di qualcuno…
Dio disse: «Le acque che sono sotto il cielo, si raccolgano in un solo luogo e appaia l’asciutto». E così avvenne. Dio chiamò l'asciutto terra e la massa delle acque mare. […] Dio vide che era cosa buona. E fu sera e fu mattina: terzo giorno.
Nel tuo disegno, l’affiliazione che ci ha costituiti in una natura diversa rispetto all’associazione, qual è quella monastica, non poteva però farci rinunciare al carisma specifico che Tu, Signore, ci avevi ispirato e decidemmo di rimanere per tutti! E questo seme non fu compreso… Si voleva a tutti i costi che anche nella nostra Fraternità – dove tutti cerchiamo di viverci nell’uguaglianza – qualcuno dovesse sentirsi “uguale” e qualche altro “diverso” in ragione di una tradizione di provenienza più o meno consolidata storicamente, e/o istituzionalmente che pretendeva di mettere il “cappello” sulla tua Opera. Abbiamo resistito ed abbiamo conosciuto l’abbandono, il rifiuto ed il rigetto, l’orfanezza. Siamo stati messi al bando, come persone che rifiutavano di chinare il capo e di obbedire, mentre semplicemente non volevano assoggettarci alle brame di potere e di dominio del potente di turno e alle visioni divisive…
Dio fece le due luci grandi, la luce maggiore per regolare il giorno e la luce minore per regolare la notte, e le stelle. […] E Dio vide che era cosa buona. E fu sera e fu mattina: quarto giorno.
Abbiamo conosciuto anche l’abbandono da parte di fratelli. Ci siamo sentiti strappare un pezzo di cuore, perché coloro che avevano sin dall’inizio camminato con noi, avevano ceduto il passo alla stanchezza, al “quieto vivere”, alla mondanità, alle tentazioni, dimenticando che chi mette mano all’aratro e poi si volge indietro non è adatto al Regno dei Cieli (Lc 9, 62). Avevamo brillato nel cielo come un astro luminoso e ci sentivamo adesso una piccola stella, dal barlume appena percettibile, una luce minore…
Dio disse: «Le acque brulichino di esseri viventi e uccelli volino sopra la terra, davanti al firmamento del cielo». […] E fu sera e fu mattina: quinto giorno.
E, mentre ci sembrava di navigare in acque sconosciute e per di più di notte, ecco Signore, che Tu non hai mancato di farTi sentire ed abbiamo visto pullulare attorno a noi una vita nuova, fatta di persone nuove, di volti nuovi, di storie nuove. Ci hai arricchito di legami e collaborazioni nuove, ci hai donato nuovi amici e fratelli e sorelle, con cui condividere la fatica del cammino e le gioie delle mete; il brio delle nuove ripartenze e l’esultanza di voler camminare ancora e ancora, senza mai arretrare, senza mai stancarsi… Tra questi Ti sei fatto provvidenzialmente presente nel sostenerci con piccoli e grandi benefattori, gente che ha saputo vedere la Tua impronta nella creazione della Christiana Fraternitas e non si è sottratta a provvedere, insieme con noi, secondo le proprie forze, a tutto quanto necessitassimo per cooperare alla Tua Opera.
E Dio disse: «Facciamo l'uomo a nostra immagine, a nostra somiglianza, e domini sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutte le bestie selvatiche e su tutti i rettili che strisciano sulla terra». Dio creò l'uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò. Dio li benedisse e disse loro: «Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra».
Ed infine, Signore, scorrendo il cammino che Tu ci hai fatto percorrere, abbiamo compreso che ci chiamavi a testimoniare a noi stessi e a tutti, a gridare al mondo che ogni uomo e donna, ogni persona umana ha un solo aggettivo che la qualifica, ovvero: creata da Te, voluta da Te, amata da Te.
Ed abbiamo compreso che l’unità della fede si costruisce solo a partire dall’uomo, dal rispetto e dall’amore verso ogni persona. Abbiamo compreso che nessuna unità può essere compiuta senza riconoscere che in ogni creatura umana – indipendentemente dalla razza, dalla lingua, dal genere e dall’orientamento sessuale, dallo status ecclesiale, morale e sociale, indipendentemente da tutto – in ogni creatura umana misteriosamente risplende ineffabile la tua immagine e la tua somiglianza!
Nei sei anni della creazione della Christiana Fraternitas ci hai persuasi che la via unica dell’unità dei credenti passa attraverso l’uomo e non sopra l’uomo; la via dell’unità si percorre per l’uomo non contro l’uomo; l’unità si realizza attraverso l’uomo non nonostante l’uomo. A cosa servirebbe trovare concordanze dogmatiche al prezzo di discrepanze umane? A chi gioverebbe trovare accordi teologici, creando rigetti e scarti antropologici?
Abbiamo compreso chiaramente che, solo quando le Chiese ameranno le persone, così come sono, solo allora potrà realizzarsi l’ut unum sint (Gv 17,21), che il Tuo Figlio ti ha elevato prima di passare da questo mondo a Te.
Ed oggi, ripensando a tutto quello che Tu ci hai fatto vivere in questa meravigliosa e misteriosa creazione, anche noi sentiamo di poter e dover dire: ed era cosa buona!
Così, Padre dalle misericordie infinite, io – che da Te sono stato scelto e costituito a pascere questo gregge, che è Tuo – sento di vedere e dover dire: Maria Grazia, Pia, Franz, Francesco: tu sei cosa buona! Lo sei per Dio e lo sei per me! Siete cosa buona e per questo, miei cari compagni e compagne, siate sempre generosi nel dare la vostra vita al Signore, dedicate ogni istante della vostra esistenza alla sua volontà come ci ricorda la Regola: nihil amori Christi præponere (RB 4,21; 72,11)! Siete cosa buona e, perciò, siate coraggiosi nelle prove e restate saldi nelle tentazioni, abbiate discernimento nelle contraddizioni! Siete cosa buona: allora praticate giustizia e pace in ogni relazione, piccola o grande, che riteniate importane o poco rilevante, in ogni contesto fate la differenza non del mondano ma del cristiano! Siete cosa buona ed è questa l’unica parola che conta contro ogni parola che gli uomini possano pronunziare rispetto a voi perché è la parola irrevocabile di Dio sulla vostra vita e sulla vostra vocazione, sulla vostra consacrazione! Siete cosa buona!
Così furono portati a compimento il cielo e la terra e tutte le loro schiere. Dio, nel settimo giorno, portò a compimento il lavoro che aveva fatto e cessò nel settimo giorno da ogni suo lavoro che aveva fatto. Dio benedisse il settimo giorno e lo consacrò, perché in esso aveva cessato da ogni lavoro che egli aveva fatto creando.
Con la grazia di Dio entriamo nel settimo anno, settimo giorno della creazione in cui Dio ci dona il riposo in Lui, con Lui, per Lui. Non ci resta che abbandonarci nelle sue braccia (cf Sal131, 2) dove abbiamo imparato e sappiamo di essere veramente al sicuro.
E Voi, fratelli e sorelle, amici ed amiche tutte, che ci accompagnate e ci seguite: anche voi siete cosa buona! Lo siete per Dio e lo siete per noi!
… perché le misericordie di Dio non sono finite… Amen.
dom Tonino +
III giorno
Lunedì 23 gennaio 2023 alle ore 19.30, in occasione del VI anniversario della Fondazione ma sopratutto per il VI anniversario delle Professioni religiose dei cofondatori si è tenuta una veglia di preghiera per le vocazioni alla vita monastica della Christiana Fraternitas. Ascolto della Parola, condivisone e canti non sono mancati. È stato un momento forte di testimonianza e preghiera. Presto pubblicheremo le testimonianze vocazionali di ciascun monaco e monaca. Qui sotto però il video integrale della preghiera.
Testimonianza di Sr. Maria Grazia Bianco

Nel percorso della mia vita sin dall’inizio mi è stata offerta dal contesto familiare e sociale la possibilità di affidarmi alla fede cristiana. Nel nido della famiglia, quasi figlia unica, amavo ed ero amata, ma all’esterno con la sensazione di essere isolata, sempre con il desiderio di incontri, di rapporti, di relazioni, sempre con il bisogno di amicizia. Proprio questa è stata la costante della mia vita: il desiderio di amicizia.
Ho sempre inseguito “virtute e canoscenza” per cui sono finita insegnante di lettere, e intanto, nell’interiorità, avvertivo un sentimento indefinito e indefinibile, un’aspirazione a qualcosa di più grande, di sensato, che mi ha portato alla lettura dei Vangeli. Ed eccomi di fronte ad un’etica sublime, che non sembrava alla mia portata, impossibile da attuare, almeno per me, in effettiva pratica di vita (il buon samaritano, il giovane ricco dei sinottici, alcune delle beatitudini sulle quali misuravo tutte le mie omissioni). Non riuscivo “sulla tua parola a gettare le reti”, perché vivevo un senso di insufficienza e inadeguatezza troppo grandi.
Intanto, mentre declinavo la vita tra affetti trovati e perduti e patteggiavo con la disistima di me stessa, mi viene proposto il capitolo 12 della Lettera ai Romani di san Paolo, che sembrava rivolgersi proprio a me: “Non conformatevi a questo mondo, ma lasciatevi trasformare rinnovando il vostro modo di pensare, per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto. 3Per la grazia che mi è stata data, io dico a ciascuno di voi: non valutatevi più di quanto conviene, ma valutatevi in modo saggio e giusto, ciascuno secondo la misura di fede che Dio gli ha dato”.
Questo mio viaggio mi ha condotto alla metànoia, alla conversione, al cambiamento di mentalità e alla apertura della mente, con una visione sul mondo e sulle cose totalmente diversa, disposta ad accettare qualunque segno di novità il Signore vorrà inviarmi.
Sono ora nella terza stazione dell’esistenza, monaca in una fraternità di ispirazione benedettina. Qui mi hanno condotto la via della spiritualità, dell’amore/agàpe e dell’amicizia, e anche quella della umana affettività. Sul mio cammino ha brillato la luce del brano evangelico di Giovanni 15, 12-17: “Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l’ho fatto conoscere a voi. Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri”.
Come dice fratel Biagio Conte: “ho aggiunto un amico, Gesù”; per me vale l’espressione di Tommaso nell’Adoro te devote: Iesu, quem velatum nunc aspicio, oro fiat illud quod tam sitio; ut te revelata cernens facie, visu sim beata tuae gloriae.
In questo monastero virtuale mi ha portato la necessità del quaerere Deum, la ricerca e la speranza di trovare nel fondo di me stessa quella che Etty Hillesum nel suo diario definiva “una sorgente molto profonda”
E’ stato un percorso molto lungo, cominciato, per così dire, seguendo la via della bellezza. La riscoperta delle navate ombrose del romanico, i chiostri benedettini severi, la preghiera altrettanto essenziale e severa del canto gregoriano che intonavamo insieme. Poi la scoperta della Regola completa, ora, lege et labora, mi ha fatto rivalutare la dimensione della meditazione e dello studio e mi ha fatto partecipare alla fondazione della Fraternità. Per me la regola di Benedetto coniuga dimensione individuale e dimensione comunitaria, mi consente di collaborare alla costruzione della comunità della Christiana Fraternitas, di accogliere i fratelli e le sorelle, ed esserne accolta, in piena sincerità, vale a dire nella consapevolezza e nel rispetto dei limiti e delle qualità di ognuno.
Intorno ad un abate giovane ed entusiasta eccoli i miei fratelli e sorelle, ed io con loro. Con età e carismi che non potrebbero essere più diversi: impegnati a vivere, in bilico tra scoppi di allegria, lavori tra “casa e chiesa”, li guardo assorti nella celebrazione dei Vespri, mentre prego che in medio nostri sit Christus Deus, e intanto credo di poter archiviare la ricerca di amici e compagni di viaggio durata una vita.
Sono pronta, siamo pronti a manifestare il nostro bisogno di partecipazione, il nostro desiderio di continuare ad estendere questa nostra fratellanza, e sorellanza, in cerchi sempre più ampi, fino ad includere chiunque desideri condividerla, in presenza fisica o virtuale tramite i media sociali, seguendo i valori benedettini dell’ascolto, dell’accoglienza, dell’unità nella pluralità: Pax ut unum sint.
Testimonianza di Sr. Anna Angela Pia Massafra

Buonasera a tutte e tutti, sono sr. Pia Massafra cofondatrice della Christiana Frateenitas e professa semplice da 6 anni. Premetto col dire, che più della metà della mia vita è stata accompagnata dalla parabola della "Pecorella smarrita" questo perchè gli eventi della vita mi facevano spesso perdere la quella che viene definita la “via giusta”. Devo dire però, che ogni qualvolta questo succedeva -ovvero che mi sentissi smarrita o in una direzione che non desse pienezza alla mia vita-, con il passare di giorni e, a volte dei mesi, accadeva sempre un evento o un incontro che mi riportava “all'ovile”, in quella dimensione di pacificazione e profonda certezza di stare nel posto giusto, dove trovare me stessa in Dio. Ho capito dopo, una volta entrata a far parte della "mia famiglia monastica" che quello che avevo vissuto era il disegno che il Signore aveva tracciato per me... E così da "pecorella smarrita" mi sono ritrovata nelle vesti del "figliol prodigo". Ho riassaporato la felicità di ritrovare il mio posto. Ho ascoltato, letto, elaborato la Parola in maniera diversa, ho capito che Gesù non ha terminato di scrivere nella mia storia, nella nostra storia il suo Vangelo di salvezza. Attraverso l’esperienza monastica così come vissuta nella nostra Christiana Fraternitas ho imparato a riconoscere ma soprattutto ad accettare ed affrontare con una forza completamente nuova la vita in tutte le sue sfumature. Finalmente il "figliol prodigo" era tornato nella sua casa perchè la Fede è una vocazione, una forza che emerge nel profondo del cuore e che accompagna e riempie l’esistenza, aiuta ad uscire fuori dai fallimenti, dagli egoismi, dalle difficolta… ti apre agli orizzonti ampi della casa del Padre dove certamente Lui ci attende per far festa. Grazie per l’ascolto. Pax. ut unum sint.
Testimonianza di Fr. Franzino Renzullo

Buonasera a tutti. Sono fr. Franzino. Questa sera vorrei condividere con voi due aspetti della mia vita, del mio essere monaco: per il primo vorrei farvi comprendere cosa significa essere monaco per me, e soprattutto perché mi sono messo per questo cammino, per entrare nella comunità della Christiana Fraternitas. Chi mi conosce sa che io sono preso sempre da tante cose, tante persone da incontrare, tanti servizi da fare. Come Marta, che era presa da tante cose e non si rendeva conto di ciò che diceva il Signore, che bisognava fermarsi. Ma ad un certo punto io ho capito che avevo bisogno di una conversione, avevo la necessità di cambiare, di togliere quella necessità impellente del fare, del dover fare per forza, del dover fare bene, sempre e comunque. Di abbandonarmi quindi ad una vita più contemplativa: una vita ancorata solo all’ascolto del Vangelo, perché … se non partiamo da lì non possiamo vivere. Questo perché servizio e ascolto sono profondamente interdipendenti. Non si può vivere nel mondo se non partiamo da Cristo, se non partiamo dall’Evangelo, se non sappiamo ascoltare le parole che ci dice il Signore quotidianamente, in tutte le persone che incontriamo, in tutto ciò che facciamo… E quindi ho deciso di entrare nella Christiana Fraternitas, ho deciso di intraprendere la vita monastica, ho deciso di accostare a quel mio attivismo sfrenato una vita abbandonata all’Evangelo. Questo perché accanto alla frenesia della mondanità, accanto a quella ossessione del voler fare bella figura ho accostato l’essere monaco, ho accostato il voler esserci davanti a Cristo, ho accostato quindi una presenza consapevole. Come evento in cui ho invece sentito realmente la presenza di Cristo, in cui ho capito che quello era il mio percorso, e decidere di a impegnarmi nel nostro cammino è stato anzitutto un lutto importante ma non era tanto quel lutto a preoccuparmi quanto il dolore e i mostri che quel lutto aveva rivelato dalla mia famiglia In quel momento io ho deciso di accostarmi a quei mostri, di combatterli… Al che ho detto semplicemente: “per Lui”, la mia felicità, quel mio attivismo… e ho sentito Cristo, ho sentito lo sguardo di Dio proprio quando andavo ad affrontare quei mostri, mentre ero partito nella notte, con gli occhi accecati dalla vendetta, con la volontà di andare a cercare giustizia, ma in realtà a cercare solo vendetta. In quel momento in radio passava una canzone, e in quella canzone ho sentito che Cristo mi parlava, che Dio mi era vicino. Ho sentito il suo sguardo rassicurante, ho sentito Gesù che mi prendeva la mano e mi diceva “fratello mio, camminiamo, ok, adesso sei arrabbiato, ma vai, vai a cercare giustizia, non vendetta”: E ho sentito in me la forza dello Spirito Santo. E in quella canzone, ogni qual volta la sento ancora e non riesco più a riconoscere nel fratello Cristo, non riesco più a riconoscere i fratelli, in quella canzone io continuamente mi vado a rifugiare. E stasera voglio condividere proprio quella canzone, nella speranza che magari anche voi, in un momento di difficoltà, nel momento in cui voi vi sentite così lontani da Cristo, possiate dire Lui non mi abbandona mai, anch’io sono fratello suo, anch’io sono sempre con Lui. Buon ascolto. Pax. Ut unum sint.
Testimonianza di Fr. Francesco Bechis

Buonasera a tutti, sono fr. Francesco Bechis cofondatore della Christiana Fraternitas e professo semplice da 6 anni. Ho pensato tanto su come poter rendere questo racconto vocazionale più avvincente magari con note dal sapore fiabesco ma sono arrivato alla conclusione che la semplicità e la realtà avrebbero spiegato al meglio perchè ho deciso di iniziare e poi percorrere questo cammino con le mie sorelle e i miei fratelli, in ultima analisi rispondere alla chiamata che mi veniva rivolta da Dio.
Il leitmotiv che da sempre ha accompagnato la nostra famioglia monastica ecumenica è rimasto invariato anche a distanza di - ormai - 7 anni è: "il luogo dove ogni cristian* si sente a casa, fraternità è la parola chiave, la diversità è una ricchezza, l’unità fa la forza per i più deboli e la gloria di Dio". Probabilmente uno dei principali motivi chi mi hanno spinto verso questo percorso è proprio questo "motto". Per me che ho avuto sempre difficoltà ad aprirmi o sentirmi a mio agio nei contesti sociali ho visto nella missione e nel modus operandi dell'allora associazione ed ora della mia famiglia monastica un luogo sicuro in cui poter vivere ed esplorare la strada della fede, si mi sono sentito in famiglia. Avrei mai pensato che questo avrebbe portato un giorno a diventare un monaco? Sicuramente no! Però è un'esperienza bellissima che sento vivamente di dover consigliare a tutti voi prensenti o che ci ascoltate tramite social perchè ha avuto un impatto molto positivo nella mia crescita non solo come cristiano ma come persona e membro di una società. Inoltre questa apertura alla comunità LGBT e queer, ai diritti dell'uomo (attenzione non intendo solo dei maschietti ma come essere appertenente alla specie umana) e al dialogo tra persone che vengono da diverse confessioni e religioni diverse è un punto su cui, sin dai primi anni dell'adolescenza, ero particolarmente legato.
Ho sempre immaginato il percorso di fede come una maratona (solo in un secondo momento ho scoperto che si potesse chiamare "pellegrinaggio") in cui non si poteva mai arrivare a una meta definitiva. Un continuo percorso di crescita nella fede e di comprensione della antropoligia che ne deriva da questa fede in Gesù, nostro Maestro. Non mi sentivo però in grado di percorrerlo da solo, in realtà anche adesso dubito riuscirei a seguire da solo questa strada così tortuosa, e nel momento in cui stavo per cedere e lasciar andare la ricerca entra mia madre, adesso anche sorella, in stanza con il telefono ancora in mano e mi dice (riesco ancora a ricordare le esatte parole e chi mi conosce sa quanto la mia memoria sia scarsa) "Ti ricordi Antonio? Perrella il maestro del coro. Vorrebbe vederci per discutere di qualcosa. Che faccio? Dico che ci sei?" "CERTO!!" dissi senza manco rendermene conto. Quel che è venuto dopo è un percorso certamente tortuoso e pieno di ricerca e approfondimento ma reso possibile grazie soprattutto all'aiuto dei miei fantastici fratelli e sorelle. Non sono qui a raccontarvi che essere un monaco sia facile e sempre rosa e fiori perchè come in ogni ambito e sfera della vita ha i suoi momenti più difficili e più semplici. Il rivoluzionare quasi totalmente la propria vita per rendere possibile la ricerca di Dio (quaererem Deum) è uno sforzo non indifferente per una persona e io stesso ancora oggi ho difficoltà a riuscirci al 100%. Questo perchè il cammino del cristiano, secondo me, è un continuo perfezionarsi e avvicinamento a Gesù che è attualmente parte centrale della mia giornata. Per questo motivo, infatti, cerco di seguire quanto più possibile la locuzione latina "ora, lege et labora" Prega,studia e lavora che ne deriva dalla Regola che osserviamo.
Abbiamo insieme recitato il salmo 143 (144), che riconosco essere un mio compagno di viaggio, sono le parole che accompagano, incoraggiano e sostengono la mia vocazione di monaco nello specifico carisma e spiritualità della Christiana Fraternitas. Grazie per l’ascolto. Pax! Ut unum sint.




































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