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Veglia di Pentecoste 2025 alla Christiana Fraternitas

  • Christiana Fraternitas
  • 8 giu
  • Tempo di lettura: 8 min

"Così è la vita di chi si apre allo Spirito: dalla morte alla vita, dalla dispersione all’unione, dal non senso al senso, dal vagabondare al camminare. È la vita nello Spirito che manifesta all’umanità tutte le sue potenzialità di vita e la sua capacità di trasmettere la vita, di far sorgere di nuovo la vita". Alcune parole dell'omelia dell'Abate dom Antonio Perrella per la Celebrazione Capitolare Ecumenica della Parola nella Solennità di Pentecoste.



Anche alla Christiana Fraternitas, presso la Cappella "Santi Benedetto e Scolastica" di Abbey House, si è celebrata la veglia di Pentecoste. La lode della Comunità per i doni dello Spirito si è tenuta in tre momenti: la Celebrazione della Parola, la Commemorazione della Cena del Signore e la benedizione per l'olio e l'unzione per tutti i presenti.



Riportiamo qui sotto il testo integrale dell'omelia

del Rev. mo Abate dom Antonio Perrella

in occasione della veglia di Pentecoste



Testo di riferimento Gen 11,1-9; Es 19,3-8,16-20b; Ez 37,1-14; Gl 3,1-5; Rm 8,22-27; Gv 7,37-39



Carissimi Fratelli e Sorelle, cari Amici ed Amiche,

anche in questa sera, come la notte della Pasqua, ci raduniamo per vegliare e pregare. Allora era per attendere la luce sfolgorante della risurrezione, della vittoria della vita sulla morte; questa sera vegliamo vegliare invece per attendere il fuoco dello Spirito, che illumina e riscalda, che diffonde nella storia e nel cuore degli uomini quella stessa vittoria pasquale del Cristo.

La Pasqua è un evento, un fatto di grazia avvenuto in un momento preciso della storia, ma è la Pentecoste che perpetua quell’evento, è lo Spirito che estende nel tempo e nella storia la forza rinnovatrice della Pasqua del Signore. Per questo la solennità di Pentecoste è il compimento del tempo pasquale e dell’evento pasquale. Lo Spirito ci conduce alla verità tutta intera perché riverbera sugli uomini e le donne di tutti i luoghi e di tutti i tempi la novità rigeneratrice della Pasqua.

Le letture della Scrittura nella Veglia pasquale erano come un percorso, un itinerario di iniziazione alla vita cristiana: la celebrazione dei battesimi o la rinnovazione delle promesse battesimali ci permettevano poi di riscoprire il senso della nostra vita in Cristo.

Le letture della Parola di Dio di questa Veglia di Pentecoste, invece, costituiscono un vero itinerario di iniziazione alla vita nello Spirito.

La cinquantina pasquale (così era chiamato il tempo di Pasqua), con la sua struttura, ci mostra che la vita nuova, che Dio Padre ci dona, è quindi vita in Cristo e vita nello Spirito.

Dobbiamo allora domandarci: quali sono le caratteristiche della vita nello Spirito così come ci viene descritta dalla liturgia della Parola di questa Veglia.

1.      Il libro della Genesi ci ha mostrato il punto di partenza, cioè una vita umana senza il dono dello Spirito. In esso si diceva che gli uomini emigrando dall’oriente capitarono in una pianura. Quando Israele uscirà dall’Egitto, il suo percorso sarà orientato verso una meta: la terra che il Signore ha promesso. Quando però l’uomo cammina nella storia senza alcun riferimento a Dio egli che capiti in un posto o in un altro il suo andare è un vagabondare senza meta. La sua stessa intelligenza si perverte: facciamo una torre la cui cima tocchi il cielo. Come se il progresso tecnologico, le innumerevoli capacità intellettuali e scientifiche dell’umanità possano farle carpire il segreto della vita e della sua origine, portandola così a poter fare a meno di Dio.

         Il risultato sarà catastrofico: non solo l’uomo non raggiungerà quello che vorrebbe, ma perde anche quello che aveva. Le lingue dell’umanità verranno disperse, i popoli si separeranno e si disperderanno, non saranno più un sol popolo che abita la terra. Tuttavia, essi conserveranno la smania di affermare sé stessi e non riuscendo ad affermarsi contro Dio, inizieranno ad affermarsi gli uni contro gli altri dando origine alle violenze ed alle guerre.

         Quando la vita perde il suo riferimento a Dio, alla fine si perde la vita stessa, perché si perdono il senso e l’orientamento dell’esistenza. L’uomo, dominato dalle sue voglie e dalle sue passioni, si autodistrugge perché solo la sapienza dello Spirito sa ordinare ed orientare al meglio tutte le potenzialità della umanità.

 

2.      La presa di coscienza di questa miseria umana, di questo fallimento dell’arroganza dell’uomo, deve far iniziare la consapevolezza che solo nella alleanza con Dio l’umanità trova il suo posto nel mondo e nella storia. È l’esperienza dell’Esodo. Se confrontiamo il testo di Genesi e quello dell’Esodo, essi hanno una cosa in comune: in ambedue i casi Dio scende, si fa vicino all’umanità. L’esito tuttavia è differente. Nel primo caso l’umanità si era opposta a Dio e quindi si smarrisce, nel secondo caso invece il popolo vuole ascoltare la voce di Dio e custodire la sua alleanza. Anche se la gloria di Dio si manifesta il tutta la sua potenza, il popolo non teme perché sa di essere alleato di Dio. Il rumore delle passioni, il frastuono delle vicende nella storia, il rimbombo di ciò che accade non spaventa perché ogni cosa trova senso nel rapporto di alleanza con il Signore.

         Sebbene la scena si collochi nel deserto, quindi in un luogo di asperità e di morte, il popolo non teme perché Dio è sceso ed esso lo ha accolto. Persino quel luogo temibile può diventare casa e il popolo non si disperde come l’umanità di Genesi, bensì rimane unito e compatto e può affrontare il cammino che gli sta dinanzi.

 

3.      Questa alleanza di Dio e con Dio porta alla potenza della vita, alla rinascita della vita. È il senso della visione di Ezechiele. Attorno al profeta tutto è morte. Il Signore gli mostra quasi in modo impietoso la forza devastatrice del peccato e della morte, del rifiuto di Dio. Eppure nel cuore di Dio c’è un’ansia di vita, di donazione della vita: Come potranno rivivere queste ossa?

         Il profeta ammette la sua ignoranza: Signore Dio, tu lo sai. Cioè, tu solo puoi saperlo perché tu solo sei l’autore della vita e tu solo puoi rivelarci la sapienza della vita. Ed il Signore rivela il senso: Profetizza a queste ossa: ossa udite la parola del Signore! Solo udendo quella Parola, le ossa torneranno a comporsi, a rivestirsi di carne e di pelle, a ricomporre un corpo. Ma soltanto quando il profeta invocherà lo Spirito ed Egli scenderà in quella valle di morte, essa verrà trasformata in un campo ubertoso di vita. Spirito, vieni dai quattro venti e soffia su questi morti ed essi rivivranno.

         Così è la vita di chi si apre allo Spirito: dalla morte alla vita, dalla dispersione all’unione, dal non senso al senso, dal vagabondare al camminare. È la vita nello Spirito che manifesta all’umanità tutte le sue potenzialità di vita e la sua capacità di trasmettere la vita, di far sorgere di nuovo la vita. La vita nella carne porta inevitabilmente la distruzione di tutto ciò che di più bello e nobile e santo che Dio ci ha donato. Solo la vita nello Spirito ci fa accedere alle nostre migliori potenzialità, ci fa sprigionare la capacità di stare nella vita e di essere costruttori di una vita piena e vera.

 

4.      Tuttavia, la vita nello Spirito non è solo costruzione della propria esistenza, ma è anche dono di questa esistenza di pienezza e gioia agli altri. Per questo, attraverso il profeta Gioele, il Signore promette che egli effonderà il suo Spirito su ogni creatura. Da questa Pentecoste tutti diventano profeti: saranno profeti i vostri figli e le vostre figlie.

         Quanti hanno ricevuto la grazia di entrare nella vita nello Spirito devono essere profeti, devono cioè annunciare con le parole e con il proprio stile di vita ciò che hanno ricevuto, perché questa forza dirompente della vita nuova in Cristo e nello Spirito si diffonda a macchia d’olio.

         Colui che decide di vivere nello Spirito sente l’intimo bisogno di condividere questa esperienza, entra in una comunione nuova e profonda con l’umanità perché è entrato e dimora in una nuova comunione profonda con Dio. La comunione divina fa germinare i semi della comunione umana, non una comunione fatta di condivisione di idee, di ideali, tanto meno di interessi, ma una condivisione fatta di essenza, di partecipazione alla stessa e unica vita, anzi alla stessa e unica Fonte della vita: lo Spirito stesso! La comunione, che nasce dalla vita e nella vita nello Spirito, è partecipazione alla stessa comunione trinitaria, per questo essa è invincibile e non può essere frammentata da nessuna miseria umana. Solo la vita nello Spirito è fonte di vera, profonda e perdurante comunione umana.

 

5.      Da questa potenza di vita e da questa comunione nuova con Dio e con gli uomini nasce la speranza: noi, che possediamo le primizie dello Spirito, gemiamo interiormente aspettando l’adozione a figli. Nella speranza siamo stati salvati!, ci ha detto l’apostolo nella lettera ai romani. Nella speranza siamo.

         La vita nello Spirito ci dà il contenuto della speranza vera, non quella che oggi viene spacciata per speranza: speriamo di stare bene, speriamo nella serenità economica, speriamo che finisca la guerra, speriamo in un mondo di pace. Queste sono solo aspettative! Belle, legittime, giuste, ma solo aspettative! La speranza è un’altra cosa e noi non la possiamo confondere con la spazzatura delle aspettative.

Noi speriamo nella rivelazione dei figli di Dio, cioè quando l’umanità intera vivrà nella comunione perfetta con Dio e solo per questo nessuno più dovrà soffrire, perché non ci sarà più nessuno che causi sofferenza.

Noi speriamo nella rivelazione dei figli di Dio, cioè quando ogni uomo e donna avrà compreso il senso pieno e vero della vita e allora scoprirà di essere fatto per l’eternità; e allora non ci saranno malattie e morte a incombere sulle nostre teste, perché Dio le avrà sconfitte per sempre.

Noi speriamo nella rivelazione dei figli di Dio, quando cioè tutti saremo profeti e annunceremo con gioia le meraviglie del Signore; e allora nessuno sarà più distante o separato perché nessuno potrà dirsi o farsi maestro, signore e padrone della vita altrui.

Noi aspettiamo la rivelazione dei figli di Dio, quando cioè lo Spirito avrà riempito la terra ed in essa ci sarà solo vita e vita eterna, vita per tutti, nessuno escluso; e solo allora non udremo più il lamento del pianto che nasce dalle vite umiliate, dalle vite sfruttate, dalle vite spezzate, dalle vite insensate, dalle vite perdute; perché sulla terra risuonerà solo il canto dei risorti, il canto dei viventi in Cristo, il Vivente ed eterno, il canto di coloro che nello Spirito hanno dato compimento alla salvezza di Dio e alla redenzione piena dell’umanità, di ogni uomo e donna, di ogni bambino e anziano. E la creazione – che pure geme come nelle doglie del parto – si unirà anch’essa con il fruscio del vento, la danza delle cime svettanti, il gorgoglìo dei fiumi e dei mari, la melodia degli uccelli nel cielo e dello scalpitìo degli animali sulla terra.

Noi aspettiamo la rivelazione dei figli di Dio, quando cioè Dio sarà in tutti ed in tutto. Quando gli avremo permesso di manifestarsi in pienezza, ci manifesteremo anche noi; e, ugualmente, quando ci manifesteremo noi per quello che egli ci ha resi, allora si manifesterà anche lui.

E allora fratelli e sorelle, in questa Pentecoste, unitevi a me nell’attesa della rivelazione dei figli di Dio e invochiamo il suo Spirito: Vieni, o Spirito, dai quattro venti, soffia sulla valle di questa terra e facci rivivere in te, perché solo così saremo veramente viventi e viventi in eterno! Amen!

dom Antonio Perrella +



Qui sotto qualche scatto della celebrazione




PAX

UT UNUM SINT

 
 
 

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