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VI Anniversario di Ministero Abbaziale di dom Antonio Perrella

  • Christiana Fraternitas
  • 12 ott 2024
  • Tempo di lettura: 9 min

"Sì, fratelli e sorelle, amici ed amiche, pastori e pastore delle Chiese, credenti delle Chiese cristiane e delle differenti religioni, uomini e donne di buona volontà, atei e cercatori di un senso nella vita: tutti fidatevi di Dio, non abbiate paura di mettervi in cammino! La terra talvolta sembrerà instabile, la strada forse tortuosa, l’esodo ed il distacco dalle sicurezze spaventeranno, ma alzate i vostri occhi e contemplate: meravigliosa è la via che il Signore vi ha spianato e splendente la terra che ha preparato per voi!". Queste alcune parole tratte dall'omelia dall'Abate Antonio.


Venerdì 11 ottobre 2024 alle ore 19.30, presso la Chiesa dell'ex Abbazia Santi Pietro ed Andrea (Realis Histò) in Taranto, la Comunità della Christiana Fraternitas si è stretta attorno al suo pastore, dom Antonio Perrella, nella Celebrazione Capitolare Ecumenica della Parola per ringraziare il Signore del Ministero Abbaziale conferitogli sei anni or sono dal suo Ordinario Mons. Pierre Whalon.

Anche quest'anno non sono mancate la presenza di Associazioni con cui la Comunità intrattiene rapporti e condivide progetti in favore dell'uomo: il Presidente del CSV di Taranto dott. Francesco Riondino ed i presidenti di Artava, Ehtra, Unesco e Biblioteca "Marco Motolese", Proloco Talsano, Turispot Europe.

Il ministero liturgico del canto e della musica è stato svolto dall'orchestra "Tebaide d'Italia", diretta dalla M° Daria Palmisano, che ha eseguito brani della scuola romana, in particolare di V. Miserachs non chè il "Sicut cervus" di Palestrina come canto ambientale all'ascolto della Parola.

Tra i presenti anche la Famiglia Colomba, proprietari di Realis Histò, che hanno accolto con generosità ed attenzione la Comunità.

I fiori che hanno adornato i poli celebrativi sono stati offerti gratuitamente dal fiorista Angelo Potenza al quale va tutta la nostra gratitudine.

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Testo integrale dell'omelia tenuta da dom Antonio Perrella


Le letture proclamate sono state:

Gen 12, 1-4; Sal 110; Gal 3, 7-14; Lc 11, 15-26

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Carissimi Fratelli e Sorelle, Amici ed Amiche,

nella prima lettura tratta dal libro della Genesi abbiamo ascoltato l’invito che Dio rivolge ad Abramo: Vattene dal tuo paese, dalla tua patria, dalla casa di tuo padre, verso il paese che io ti indicherò.

Ogni evento di salvezza nasce da un esodo, da una uscita: così è nella creazione, quando Dio esce da sé stesso per creare ogni cosa (Gen 1); così è per Abramo che deve lasciare la terra di suo padre per andare verso un luogo che non conosce (Gen 12, 1); così è per Israele che deve uscire dall’Egitto, per andare nella terra promessa (Es).

Ogni esodo, ogni uscita, poi, ha bisogno di qualcuno che ascolti la voce di Dio e si fidi di essa. Egli, agli occhi dei più, appare come un folle: perché infatti lasciare ciò che è sicuro e comodo per andare verso l’ignoto e l’incerto? Così è stato sempre Dio, è ripetutamente uscito dalla sua gloria per venire incontro a noi; così è stato per Mosé, così è stato per Abramo, così è stato per Gesù.

Chiediamoci allora cosa ha tra le mani chi è chiamato ad uscire? Quale certezza ha chi ascolta la voce di Dio che impone questo esodo? Nessuna agli occhi degli uomini. Ma egli ha ascoltato la Voce, l’unica Voce importante, che ha pronunciato su di lui una promessa ed una benedizione: benedirò coloro che ti benediranno, maledirò coloro che ti malediranno; farò di te un grande popolo. Su questa unica parola, egli -l’interpellato- fonda la sua certezza, la sua costanza, il suo incedere nella storia senza tentennamenti, nonostante i sassi di inciampo, sia quelli che normalmente si trovano sulla strada sia quelli che vengono appositamente lanciati da chi vuole impedire quel cammino…

Cari fratelli e sorelle, ho accolto come un dono di Dio la Parola della Scrittura prevista per questa giornata. La seconda lettura – dalla lettera ai Galati – ed il brano dell’Evangelo secondo Luca sono quelli normalmente previsti dalla liturgia odierna. Ho scelto invece la prima lettura di Genesi non per il mio gusto personale, ma perché Paolo, nella lettera ai Galati che è stata proclamata, l’ha citata.

Questa scelta allora non è meramente liturgica, ma esistenziale. Solo lasciandosi guidare dalla Parola di Dio – l’unica Voce che conta – noi abbiamo infatti la certezza di camminare nelle vie di Dio! Da questa Parola nascono le chiamate alla fede e le vocazioni, da questa Parola è nata la mia vocazione a seguire il Signore ed a cercarlo nella vita monastica, da questa Parola è nata la missione della mia Comunità, da questa Parola è sorretta, sostenuta e guidata. Nel nostro lavoro di ricerca di Dio proviamo sinceramente, per come e quanto possiamo, ad affidarci a questa Parola che ci viene dalla Scrittura, anche quando questa è in disaccordo con le voci delle mode ideologiche, di quelle culturali e quelle dei potenti di turno…


La sera dell’11 ottobre del 2018, il mio Vescovo, Mons. Pierre Whalon – pronunciando la benedizione abbaziale su di me – ha chiesto per me al Signore pronunciando le parole del Pontificale: docile alle tue ispirazioni, questo tuo servo dedichi tutta la sua sollecitudine. In quel “docile alle tue ispirazioni” è come racchiuso il contenuto più intimo e vero della mia storia personale. Quante volte ho sentito le mie gambe – umane e fragili – vacillare dinanzi alla gravità del compito, alla grandezza meravigliosa della vocazione, alla difficoltà del cammino. Forse anch’io come il profeta Geremia, nel mio cuore, talvolta ho pensato: basta! Non penserò più a lui, non parlerò più in suo nome. Ed ogni volta ho sentito insistente, forte, seducente, irresistibile la sua Parola come un fuoco ardente, chiuso nelle mie ossa; mi sforzavo di contenerlo, ma non potevo (Ger 20,9).

Ascolta attentamente, figlio, porgi l’orecchio del tuo cuore, mi ha sussurrato il Prologo della Regola di San Benedetto. Ecco qui il mio segreto, l’unico mio segreto: porgere l’orecchio a Dio, tendere il capo verso di Lui ed ascoltare la sua voce. Nella sua Voce ho trovato la mia forza, nella sua Voce ho gioiosamente scoperto il senso della mia esistenza, nella sua Voce ogni giorno riscopro la strada da percorrere. La sua Voce mi parla, la sua Voce talvolta mi grida e mi sgrida, ma la sua Voce mi convince, la sua Voce di persuade, la sua Voce mi invade. E poi, non vi nascondo che ci sono volte in cui il Signore si chiude in un silenzio assordante, mi priva della sua voce. Ma anche in quelle volte in cui il Signore decide di farmi sentire il suo Silenzio è per me eloquente; doloroso ma eloquente. Educa il mio cuore a non darlo per scontato; attraverso il dolore bruciante del suo Silenzio, mi educa a cercarlo ancora, ad invocarlo, a non rimanere seduto sul già fatto, ancora una volta a mettermi in esodo per andare sempre e costantemente verso di Lui. Anche quando Dio tace, nel mio cuore risuonano le parole del salmo di oggi che insieme abbiamo cantato: Il suo agire è splendido e maestoso, la sua giustizia rimane per sempre (Sal 110).

Come diceva la preghiera di benedizione abbaziale, rimango docile alla volontà del Signore sia quando Egli mi concede un ministero facile sia quando me ne riserva uno difficile; sia quando mi fa sperimentare l’apertura di cuore sia quando vuole che io attraversi l’incomprensione. Del resto, anche per Gesù è stato lo stesso: c’era chi lo acclamava come figlio di Davide e chi, infastidito dalla sua opera, -abbiamo ascoltato nel Vangelo- la denigrava dicendo che era opera del diavolo, di Beelzebul. L’uomo, che vuole determinare e controllare le cose di Dio, fa sempre così: anziché riconoscere ed accogliere la libertà dello Spirito di Dio, preferisce profanare l’opera di Dio con le proprie menzogne ed i propri giudizi. Parlavano contro Gesù, quelli che non avevano mai speso del tempo a parlare con lui, cioè quelli che lo avevano giudicato ancor prima di incontrarlo e conoscerlo personalmente…


Carissimi, ogni anniversario è anche un tempo di verifica e vi confesso cosa il discernimento su questi anni mi ha portato a testimoniarvi. In questi sei anni di ministero ho fatto costantemente un’esperienza: è quella della eccedenza del dono di Dio. Sì, il dono di Dio ci supera in forze, in efficacia, in capacità. Siamo vasi di creta, in cui Egli ha posto un tesoro meraviglioso (cf 2Cor 4,7); siamo strumenti inadeguati, che Egli però si degna di usare per realizzare le Sue opere meravigliose; siamo operai nella Sua vigna e spesso lo facciamo con fatica, ma Egli sa trarre un raccolto che supera il nostro impegno e la nostra fatica.

Se c’è una costante nella mia vita personale e nella mia vita ministeriale, è proprio questa eccedenza dell’amore gratuito di Dio!

E allora cosa posso dire a tutti voi, miei cari fratelli e sorelle nel Signore?

Posso solo consegnarvi la gioia del mio cuore, posso umilmente condividere con voi la certezza che, per dono Suo, illumina la mia vita ovvero che l’amore di Dio e la potenza della Sua grazia ci accompagnano sempre, ci accompagnano sempre!

Penso di poter dire, perché lo porto inciso in ogni fibra del mio corpo e della mia esistenza: fidatevi di Lui e non abbiate paura di partire per il vostro esodo, per la strada che Lui, Padre e Madre buono ha tracciato per il vostro amore, per la vostra libertà, per la vostra felicità vere.

Voglio dirlo a quanti sono sfiduciati nella vita e ritengono che nulla più di buono possa accadere nella loro storia: fidati di Dio, parti per il tuo esodo e scoprirai terre inesplorate in cui il Signore ha preparato la tua gioia!

Voglio dirlo a quanti sono sfiduciati verso la fede e verso le istituzioni religiose: fidati di Dio e parti per il tuo esodo e scoprirai che Dio ha costruito una casa anche per te, un luogo in cui, insieme ad una comunità, potrai finalmente sentirti a casa tua.

Voglio dirlo a quanti, impegnati nei vasti campi e nelle innumerevoli forme della fede cristiana, si sono fossilizzati nelle proprie istituzioni: fidatevi di Dio, partite per il vostro esodo e scoprirete che le meraviglie del Signore non sono finite e che Egli ha preparato ancora un raccolto verdeggiante.

Voglio dirlo a quanti hanno paura delle novità e di tutto ciò che sembra fuori dallo schema: fidatevi di Dio e partite per il vostro esodo e scoprirete che Dio ha posto la sua tenda dove voi neppure avevate il coraggio di pensare.

Voglio dirlo a quanti, a vari livelli, non riescono a vivere in pace ed hanno un bisogno costante di fare lotte, contrapposizioni e guerre: fidatevi di Dio, partite per il vostro esodo e capirete che si può vivere da fratelli e nella reciproca accoglienza.

Sì, fratelli e sorelle, amici ed amiche, pastori e pastore delle Chiese, credenti delle Chiese cristiane e delle differenti religioni, uomini e donne di buona volontà, atei e cercatori di un senso nella vita: tutti fidatevi di Dio, non abbiate paura di mettervi in cammino! La terra talvolta sembrerà instabile, la strada forse tortuosa, l’esodo ed il distacco dalle sicurezze spaventeranno, ma alzate i vostri occhi e contemplate: meravigliosa è la via che il Signore vi ha spianato e splendente la terra che ha preparato per voi!

Io l’ho fatto! Ed oggi, con fiducia e gioia, posso dire e darvi testimonianza: ne è valsa la pena! Ed ora tu che mi stai ascoltando, prima di concludere voglio, in nome di Dio, invitarti ad un’avventura: non tentennare, lascia la tua atrofizzante “confort zone” e parti verso il paese che io ti indicherò!

Amen.


Nella Celebrazione Capitolare, l'Abate ha annoverato tre nuovi Consultori del suo Consiglio: Lucia Tarasco, Perito in modellistica e sartoria, è stata nominata Consultrice per le opere sartoriali liturgiche della sacrestia e della vita monastica; Cosimo Bianchi, Ingegnere geometra, per la progettazione, le opere edili e la logistica; Armando Blasi, Maestro d'arte, per le opere di arte sacra in orificeria e metalli.

I Consultori del Capitolo Apostolico (o Capitolo dell’Abate) sono persone scelte a norma dell’art. 17 dello Statuto. Ad essi è riservato un posto di benemerenza per il lavoro offerto, la professionalità gratuitamente messa a disposizione, per la beneficenza erogata nelle diverse forme, per l’impegno profuso in favore della crescita della Christiana Fraternitas e la diffusione del suo carisma e della sua spiritualità.

Sono detti Consultori del Capitolo dell’Abate per sottolineare la considerazione che si ha delle loro persone mettendole come voci sapienti accanto a colui che nell’abbazia siede al posto di Cristo (cf RB II,2).




Gli auguri da parte di tutta la Famiglia della Christiana Fraternitas

rivolti dal Cancelliere fr. Franzino Renzullo

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Carissimo Padre Abate,

un altro anno è passato ed io ancora mi sorprendo a pensare quanto sono grato al Signore per aver incrociato il mio sentiero col Tuo.

In realtà non basterebbero mille parole per esprimere la moltitudine di emozioni che albergano nel mio cuore e – ne sono certo – anche in quello dei nostri fratelli e sorelle e di coloro che sono giunti fin qui per amore della Tua persona.

Ecco…. Il sentimento che più di tutti avverto irrompere tra queste mura è proprio l’amore… Quell’amore che deriva da Dio e da lui si diffonde… L’amore che quotidianamente trapela dalla Tua vita, dalle Tue azioni e dalle Tue parole… L’amore che Tu solo sai donare a noi monaci… e a chiunque incrocia il Tuo sguardo di Padre…

Quell’amore paterno che è sempre paziente, benigno e che si compiace solo della verità. L’amore che tutto copre, tutto crede, tutto spera e tutto sopporta. In questo amore Tu insegni a camminare e a vivere, con una sola certezza – quella certezza impressa sul Tuo cuore: la certezza che nell’amore non c’è timore!!!

Tanti auguri Abbà, Padre, dom Tonino, fratello mio!


Anticipazione di alcuni scatti...




La pagellina ricordo con la preghiera composta da dom Tonino

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SEMEL ABBAS, SEMPER ABBAS!!!

Christus vincit!

Christus regnat!

Christus, Christus imperat!

Antonio, Reverendissimo Abbati

et universo caenobio ac populo ei commisso

Pax, vita, et salus perpetua.

Tempora bona veniant,

Pax Christi veniat,

Regnum Christi veniat!






 
 
 

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