VIII Anniversario di Fondazione della Christiana Fraternitas: "Io vi ho scelti dal mondo" (Gv 15,19)
- Christiana Fraternitas
- 24 gen
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"Dio ci ha eletti, ci ha riservati per sé. Attenti, però, questa elezione non è destinata solo ai monaci, ma è vera per tutti. Quando Dio fonda una Comunità come carisma profetico, lo fa per parlare a tutti e chiamare anche altri. Anche voi, che fate un serio cammino di fede con noi, siete eletti; anche voi consultori, che siete stati chiamati ad aiutarci ad attirare il cosmo a Dio, siete eletti; anche voi, amici e benefattori, che cercate Dio attraverso la nostra testimonianza di totale consacrazione a lui, siete eletti; anche le istituzioni ecclesiastiche -di tutte le trazioni- che insieme a noi in ogni modo cercano spazi di comunione, sono elette. Tutti siamo sua parte di eredità!". Sono alcune parole tratte dall'omelia che ha tenuto il Rev. mo Abate dom Antonio Perrella per la Celebrazione Capitolare Ecumenica della Parola nella Solennità dell'Opera di Dio nella fondazione della Christiana Fraternitas.

Mercoledì 22 gennaio 2025 alle ore 17.00, presso la Cappella "Santi Benedetto e Scolastica" in Lido Azzurro - Taranto, si è aperta la Solennità del VIII Anniversario della Fondazione della Christiana Fraternitas con la Celebrazione Capitolare dei primi vespri.
Alle ore 20.00 invece si è tenuto un concerto curato da Europa Chorus alla presenza di tanti fedeli ed amici. Il concerto dal titolo That's Gospel è stato diretto dalla M. Giovanna Taliento, alla tastiera il M. Massimiliano Picuno, al contrabbasso il M. Filippo Davide Paradiso, alla chitarra Pulito Alberto, alla batteria il M. Michele Marzulli. Al termine della serata musicale la Comunità ha donato una targa al coro per ricordare il momento di festa vissuto insieme.
Giovedì 23 gennaio 2025 alle ore 19.30 si è tenuta la Celebrazione Capitolare Ecumenica della Parola con la Commemorazione della Cena del Signore per la Solennità. A seguire un bel momento di fraternità e la candelina della torta da spegnere.
Testo integrale dell' omelia del Reverendissimo Abate
dom Antonio Perrella
per il VIII Anniversario di Fondazione

Testi di riferimento: Cant 2, 8-17; Sal 122; Ef 1, 3-12; Gv 15, 16-271
Carissimi fratelli e sorelle, cari amici ed amiche!
I miei piedi si fermano alle tue porte, Gerusalemme.
Abbiamo pocanzi ripetuto questa frase cantando il salmo 122 che ci fa entrare nello stato d’animo del pellegrino biblico, quando giungeva alle porte della Città santa, della Città di Dio. Il pellegrino che si recava a Gerusalemme proveniva da un povero villaggio, dopo un cammino, più o meno lungo, più o meno faticoso, i piedi si fermavano dinanzi alla maestosità della città Gerusalemme e del suo tempio. È l’attimo di esitazione che si prova dinanzi alla meta tanto desiderata; quasi che si voglia gustare appieno il momento dell’ingresso, il momento in cui si varca la soglia e si entra in quel mondo in cui si sperimenta la santità gloriosa dell’Altissimo Dio.
Dovendo rivolgermi a voi, in questo VIII anniversario di Fondazione della nostra Comunità monastica, vi confido che anch’io avverto questo sacro timore ed insieme questa intima gioia, che quasi mi fanno esitare. I miei piedi si fermano dinanzi alla santità della nostra chiamata, dinanzi alla fedeltà dell’amore di Dio che ci sostiene, dinanzi al prodigio della nostra vocazione. Noi oggi ci fermiamo e celebriamo un prodigio di Dio: la Christiana Fraternitas.
Ci sentiamo come il giovane e minuto Davide dinanzi alla grandezza di Golia (1Sam), come Balaam dinanzi alla benedizione irrevocabile di Dio sul suo popolo (Num 24), come Maria dinanzi alla enormità della chiamata divina (Lc1), come Pietro e Paolo dinanzi alla potenza della Parola che tocca i cuori.
I miei piedi si fermano dinanzi alle tue porte, Gerusalemme.
Se provo ad avanzare un poco ed a varcare la soglia della storia e del cammino che il Signore ci ha fatto percorrere in questi otto anni, non posso che provare la stessa estasi, lo stesso stupore, la stessa gioia.
La nostra vocazione è la nostra Gerusalemme; è in essa, dimorando in essa, vivendola fino in fondo, che ci sentiamo a casa, quella casa dove Dio si è degnato di abitare quale tempio insieme a noi. L’emozione stupita, che provava il popolo di Israele dinanzi a Gerusalemme ed al suo Tempio, come luoghi in cui si percepiva la presenza di Dio, è la stessa emozione e il medesimo stupore che proviamo noi dinanzi alla grazia della vocazione monastica ed ecumenica nel particolare carisma della Christiana Fraternitas.
Ed è nel mistero e nel dono di questa vocazione e del suo significato per la vita che vogliamo ora entrare, come pellegrini quasi intimoriti dalla maestosità di Dio.
Per questo ottavo anniversario abbiamo scelto una breve frase, un leitmotive per la locandina, tratta dalla pericope evangelica che è stata appena proclamata: io vi ho scelti dal mondo (Gv 15,19). Cari fratelli e sorelle, dobbiamo scendere nelle pieghe di questo testo per comprenderlo fino in fondo e, soprattutto, per comprendere ciò esso dice e dona alla nostra vita.
Il verbo utilizzato da Giovanni è denso di significato. L’italiano scegliere traduce il greco eklégomai (ἐκλέγομαι). Questo verbo si compone di ek e légomai, quindi significa chiamare da, designare, ma anche separare.
Inoltre, il testo di Giovanni usa l’aoristo medio-passivo. L’utilizzo di questa funzione del verbo è particolarmente significativo perché indica un coinvolgimento personale di chi compie l’azione: nell’atto dello scegliere, nell’atto dell’eleggere Dio si coinvolge.
Il testo di Gv 15,19 allora andrebbe più correttamente tradotto così: io vi ho scelti per me, vi ho riservati per me. Sì, cari fratelli e sorelle, noi siamo, la Christiana Fraternitas è di Dio! A Lui apparteniamo! Siamo sua parte di eredità! Appartenere a qualcuno, oggi, ha un significato ambivalente: esiste una giusta appartenenza che indica un legame di amore, ma esiste anche un appartenere che indica possesso, dominio. Per questo raramente oggi usiamo espressioni come «io ti appartengo; tu mi appartieni». Con Dio, però, è differente, perché appartenere a Dio significa essergli cari, essergli graditi. Egli ama e custodisce ciò che gli appartiene; e ciò che ama lo rende libero e lo promuove. La proprietà di Dio è liberante non dominante. La sua signoria spinge a sprigionare tutte le migliori potenzialità ed energie di colui che gli appartiene. Nel modo con cui Dio stabilisce la sua esclusiva proprietà si compie quella meravigliosa espressione che abbiamo ascoltato nella prima lettura tratta dal Libro del Cantico dei Cantici: «il mio amato è mio ed io sono sua… Io sono del mio amato e il mio amato è mio» (2,16; 6,3). Sì, noi siamo di Dio ma anche Lui, Dio, è nostro!
Ed è questa, forse, la novità più esaltante della elezione con cui Gesù ha scelti i suoi discepoli e, quindi, anche noi. Qui non si tratta solo di riscoprire che noi siamo di Dio, ma anche di scoprire con una gioia indicibile che Lui è nostro!
Questo già basterebbe a dare senso al nostro essere qui, a spiegare il motivo per cui ogni anno sentiamo la necessità di ritrovarci a benedire Dio perché nella sua follia di ispirare a povera gente come noi la fondazione di una nuova Comunità di consacrati a posso con il tempo ci ha fatto dono della sua elezione, della sua benedizione; perciò con l’Apostolo delle genti dal nostro cuore trasalgono parole: «Sia benedetto Dio che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli, in Cristo»! (Ef 1,3).
Tuttavia, il testo ci dice anche altro. Non solo Gesù dice di averci riservati per sé, ma di averlo fatto «dal mondo» (ek tou kosmou). Anche questa seconda parte della frase merita un’attenzione in più.
Il prefisso ek (da) in mezzo al versetto ricorre due volte: la prima volta nel verbo (ek-légomai) e la seconda volta nel complemento (ek kosmou). Questa ripetizione ci fa comprendere che Giovanni vuole marcare una differenza, vuole segnare una linea di confine, di separazione, di diversità tra gli eletti di Gesù e quello che definisce cosmo.
Dobbiamo quindi cercare di capire bene cosa voglia dire la parola cosmo nel quarto Evangelo. Esso è tutto ciò che si oppone a Dio ed al suo progetto di salvezza. Non vi sono sempre categorie predefinite per indicare il cosmo. Di solito si dice che il cosmo, l’oppositore a Dio, nel quarto Evangelo sono quelli che egli chiama i giudei. In realtà, questa è una semplificazione, perché la parola cosmo indica uno stato interiore piuttosto che categorie sociali. Di per sé anche i discepoli, quando rifiutano l’insegnamento di Gesù, sono cosmo; persino Pietro, quando si oppone alla strada della sofferenza e della croce per manifestare l’amore di Dio, è cosmo (Mt 16, 23). Il cosmo, quindi, non sta solo di fronte ai discepoli e contro di essi, si può annidare anche dentro di essi.
È la fedeltà alla elezione divina che permette ai discepoli di non farsi dominare dal mondo e di rimanere separati da esso. Anche chi ha avuto la grazia della elezione può ricadere nel cosmo, quando non vive secondo la grazia e secondo la elezione.
Infine, se i discepoli sono stati sottratti al mondo, cioè sono stati separati da una vita vissuta senza Dio, essi non devono odiare il mondo. Il mondo li odia, ma essi non odiano il mondo. Anzi lo amano come Dio lo ama: Dio ha tanto amato il cosmo da mandare il suo unigenito Figlio (Gv 3,16). Per quanto il cosmo si opponga a Gesù, il Singnore, alla sua luce, alla sua verità, per quanto il cosmo si opponga ai discepoli di Gesù, essi però continuano ad amarlo. Nonostante tutto, il cosmo, il mondo rimane il destinatario dell’amore salvifico di Dio e della missione salvifica in suo favore che Dio ci affida.
Cari monaci e monache, cari fratelli e sorelle, cari amici ed amiche! Sta a noi scegliere di essere discepoli o cosmo.
Dio ci ha eletti, ci ha riservati per sé. Attenti, però, questa elezione non è destinata solo ai monaci, ma è vera per tutti. Quando Dio fonda una Comunità come carisma profetico, lo fa per parlare a tutti e chiamare anche altri. Anche voi, che fate un serio cammino di fede con noi, siete eletti; anche voi consultori, che siete stati chiamati ad aiutarci ad attirare il cosmo a Dio, siete eletti; anche voi, amici e benefattori, che cercate Dio attraverso la nostra testimonianza di totale consacrazione a lui, siete eletti; anche le istituzioni ecclesiastiche -di tutte le trazioni- che insieme a noi in ogni modo cercano spazi di comunione, sono elette. Tutti siamo sua parte di eredità!
D’altra parte, il potere del cosmo è pervasivo. C’è il cosmo della indifferenza, come quando le persone pensano di poter vivere bene dando Dio per scontato; c’è il cosmo di una fede superficiale che si accontenta di atti religiosi sparpagliati qua e là senza un reale coinvolgimento della vita; c’è il cosmo di chi, pensando di agire a nome di Dio, crea ostacoli alla sua opera e pretende di decidere dove Dio possa essere presente e in che modo egli debba agire, osando così prenderne il posto e ostacolando sua infinita libertà.
Carissimi, lasciamoci inondare dalla gioia di essere stati eletti: usciamo dalla mediocrità del mondo ed innalziamoci alla pienezza della vita che la elezione di Dio ci dona. Se Dio ci ha guardati e ci ha scelti, se Dio ci ha costituiti per sé, allora è lui che ci dà ali di colomba (Sal 55,7) per volare in alto e ci conduce nella ebbrezza dello Spirito, verso le mete che Lui si è degnato di preparare per noi.
Sono 8 anni che facciamo esperienza del cosmo, ma soprattutto sono 8 anni che facciamo l’esperienza gioiosa e liberante dell’amore di Dio, del suo sguardo che si è posato su di noi una volta per tutte. «Il Signore ha giurato e non si pente» (Sal 109,4) leggete nel motto del mio stemma abbaziale: la sua fedeltà alla nostra elezione è stabile ed è per sempre. La sua benedizione è unica e irrevocabile ed è per questo che noi siamo qui questa sera, per benedirlo, per benedire il Suo Nome, per elevare l’inno inesauribile della nostra lode, acceso dalla fiamma del suo amore inestinguibile per noi!
I miei piedi si fermano alle tue porte, Gerusalemme, perché ogni volta che varco la porta del tuo santuario e scopro di quanto amore Dio ci ha fatto oggetti, il cuore sussulta e le gambe vacillano. Ed è in questa grata e gioiosa estasi d’amore che ti chiedo, o Signore, di custodirci – come hai fatto con i santi Benedetto e Scolastica tuoi testimoni, in Te per tutta l’eternità. Amen.
dom Tonino +
Qui sotto il video integrale della Celebrazione Capitolare Ecumenica della Parola

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